Lago del Turano (Rieti)

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PaoloMoretti
view post Posted on 2/7/2009, 20:44




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La provincia di Rieti è costituita prevalentemente da un territorio montuoso e collinare, ricco di testimonianze storiche fin dall’epoca romana e da scenari naturali incontaminati di incomparabile bellezza. I laghi della provincia occupano lo 0,6% del territorio ma nonostante tutto lo caratterizzano non poco, essendo non molto estesi ma abbastanza numerosi. In epoca romana si registra il prosciugamento del Lago Velino che occupava l’intera piana di Rieti. La particolarità della provincia è quella di avere il maggior numero di laghi artificiali (3) e tutti di notevoli dimensioni. Salto e Turano rispettivamente per estensione il quarto ed il sesto e Scandarello, tutti formati da dighe costruite tra gli anni venti e quaranta per fornire varie centrali idroelettriche. A questi bacini dobbiamo aggiungere i laghi della piana di Rieti, Ripa Sottile, Ventina e lago Lungo residui del su citato lago Velino. Poi una serie di laghetti isolati tra i monti di origine carsica o addirittura glaciale ma splendidi e unici nel loro genere ancora meta soprattutto di intenditori, il lago di Rascino, quello di Cornino e quello della Duchessa. Accanto a questi possiamo ancora ricordare quelli della piana di S.Vittorino di cui alcuni, come quello di Cotilia, solfurei, vista la presenza di un centro per cure termali. C’è poi il lago di Paterno che pur essendo molto piccolo ha una profondità oscillante tra i 30 ed i 45 metri che lo pone al sesto posto come profondità nell’intera regione.

Il lago del Turano nasce nel 1939 a seguito dello sbarramento, tramite una diga alta 70 metri, dell’omonimo fiume. E’ detto anche lago di Posticciola, dal nome della località in cui sorge la diga.

Di forma molto allungata e sinuosa è circondato da fitti boschi che lo dividono dal lago del Salto al quale è collegato tramite un condotto lungo circa 9 km. Si trova a 536 mt s.l.m., ha un perimetro di 36 km ed una superficie di 5,6 Kmq.

Le sue rive, fortemente segnate dalle variazioni anche importanti del livello dell’acqua, tipica dei bacini artificiali, non sono colonizzate da vegetazione. Il lago è facilmente raggiungile sia percorrendo la Via Salaria (S.S.4) seguendo l’ottima segnaletica verticale posizionata in prossimità della città di Rieti, sia tramite l’autostrada Roma l’Aquila (A24) uscita “Carsoli”.

Provenendo dall’autostrada, potremo costeggiare il fiume Turano che, alla nostra sinistra, ci accompagnerà per una ventina di chilometri di strada in ottimo stato, costituti pressoché da curve molto strette ma comunque pianeggianti, preparandoci gradualmente a quello che sarà lo scenario suggestivo del lago che inizieremo a scorgere appena supereremo il ristorante “l’Ontero”. Se volete degustare qualche piatto tipico fate una sosta e godetevi un piatto di fettuccine (rigorosamente stese a mano) condite con fungi porcini e tartufi che il proprietario raccoglie tra i boschi circostanti.

Poco prima del ristorante, a sinistra, un vecchio ponte in pietra (percorribile anche in macchina) delimita a monte la zona di riserva di pesca a monte, a valle invece l’inizio vero e proprio del lago. Da qui, per un paio di chilometri, avremo a disposizione sponde molto accessibili e comode su entrambi i versanti. La forma è stretta ed allungata (tipica quindi dei laghi con immissario) e la profondità dell’acqua non è eccessiva (4-6 mt), avvicinandoci però verso centro lago e rintracciati i vecchi argini del fiume potremo misurare profondità anche di 15-20 mt.

Le profondità che via via fornirò, non possono essere precise poiché l’invaso può subire, in funzione delle piogge o di esigenze idroelettriche, delle variazioni di livello in più o in meno anche di dieci metri.

Continuando più avanti, il lago inizia ad allargarsi formando la prima grande sacca o ansa, denominata “centralina” per la presenza di grandi quadri elettrici sulla strada.

Il fondale, morbido e sgombro di ostacoli (al limite potremo trovare piccoli resti di pietre a testimonianza di vecchi insediamenti antecedenti la formazione dell’invaso) degrada dolcemente per circa 150-200 mt in lunghezza per poi sprofondare nel vecchio letto del fiume e rimanere abbastanza alto anche a ridosso della sponda opposta costituita da alte pareti rocciose con presenza di grotte (zona dei grottoni).

La “centralina” è senza ombra di dubbio la più storica delle postazioni da carpfishing di tutto il lago Qui spesso ho incontrato l’ormai vecchio Max Mantovani (allora agli albori di CarpMax), armeggiare con l’ecoscandaglio a bordo della sua bianca “Mariposa 2,10”, intento nella ricerca dei settori migliore per insidiare quegli esemplari, la cui esistenza rimane ancora oggi avvolta nel mistero.

M’impegnerò per farmi raccontare da Max cosa ricorda a distanza di 10 anni e sarebbe interessante capire alla luce di maturata esperienza se e come riaffronterebbe questo lago sempre tanto avaro (n.d.a.).

Un altro tratto stretto e curvilineo, solcato dal secondo dei tre ponti che attraversano il lago, ci guida verso la seconda, enorme sacca. Sopra i ponti nominati si trovano due utili fontanili da cui potremo attingere anche in estate acqua potabile e fresca. La zona che va dal secondo ponte (altezza Hotel Miralago) ad Monte Antuni è un tratto abbastanza pianeggiante e non eccessivamente profondo sulla nostra sponda, mentre quella opposta, è caratterizzata da una parete di ripida roccia su cui è molto improbabile approntare un campo.

Nel momento in cui iniziamo ad intravedere il monte Antuni il lago raggiunge la sua massima ampiezza. Il monte è uno sperone roccioso sul quale sorgono le rovine del Castello del Drago, ora restaurate. Da cento metri d’altezza non facilmente raggiungibili, si può godere di una vista spettacolare di quasi tutto il lago.

Per chi volesse scattare delle belle foto dall’alto, consiglio di salire al paese di Ascrea.

Al centro di questa grande distesa d’acqua, in alcuni periodi di basso livello idrico, emerge prima un’isola, poi, con l’ulteriore abbassamento dell’acqua, inizia a formarsi una spettacolare penisola (circa un ettaro), di terra e rocce, che partendo dalla riva opposta forma una sorta di “L” che culmina, ad una cinquantina di metri dalla punta, con alcuni vecchi ruderi alti circa un metro.

Dal vertice di questa lingua di terra, pescando verso i ruderi ad un centinaio di metri, non è difficile, soprattutto nel periodo primaverile, imbattersi in potenti amur.

Sconsiglio di raggiungere la postazione in auto, pena salate multe inflitte dal Corpo Forestale dello Stato che in tema di rispetto ambientale è davvero poco tollerante occhio quindi anche a dove lasciate in sosta la vostra auto.

Poco prima del monte Antuni, sempre alla nostra sinistra, c’è il negozio “Tutto Sport” gestito dalla Signora Rita Proietti (Madame de la Carp) da sempre sensibile alle nostre esigenze e da sempre innamorata di carpe e carpfishing.

Qui, oltre alla possibilità di acquistare materiale ed esche per il carpfishing, potrete acquisire tutte quelle informazioni utili prima di iniziare una tranquilla sessione di pesca: meteo, livello dell’acqua e temperatura, recenti catture, noleggiare una barca.

Non dimenticatevi di richiedere l’obbligatorio tesserino provinciale segna catture al costo di una undici euro ed i permessi giornalieri per le tende (tre euro al giorno a persona) oltrechè, visionare le zone dove è consentita la pesca notturna. Faccio presente che nella provincia di Rieti è consentito l’uso delle tre canne ma, per quanto riguarda la regolamentazione della pesca notturna e del long range, in questi ultimi due anni molte cose sono cambiate. Vi consiglio pertanto di informarvi dettagliatamente (anche tramite il ns sito) prima di partire.

Usciti dal negozio di Rita, davanti a voi c’è una piccola stradina in salita che porta dritti in un forno a legna d’altri tempi. Abbiate fiducia ed acquistate una pagnotta di pane e qualche pezzo di pizza, poi…. fatemi sapere.

A questo punto, per continuare il giro del lago, potete continuare diritti o svoltare a destra prima del bar “SANTINO” (è il primo bar che apre al mattino) dove vicino c’è un altro fontanile.

Andando dritti sarete obbligati ad attraversare l’ultimo lungo ponte.

A sinistra una profonda ansa fa da contorno all’imponente monte Antuni mentre sul lato destro potrete ammirare l’altra immensa metà del lago con la sua diga.

Queste zone a dire il vero non sono mai state battute come meriterebbero.

Colpa forse delle elevate profondità del bacino che, per larghi tratti (anche irraggiungibili dalla sponda) obbligano a pescare, è proprio il caso di dirlo, sotto le punte delle canne. La profondità è già importante a cinque/sei metri da riva (5-8 mt), le sponde scoscese e rocciose hanno distrutto anche i migliori picchetti per tende. Il fondale è in forte pendenza e pieno di rocce. Non escludo però, che carpisti animati da vero spirito di sacrificio non stiano affrontando questa vasta area, che lo ripeto, non è mai stata presa d’assalto dai carpisti come tutta la parte di lago a monte del terzo ponte e magari tengano gelosamente custoditi i risultati faticosamente ottenuti.

È possibile percorrere con l’auto un buon 90% del perimetro lacustre e solo per 2 o 3 Km troveremo strada sterrata ma in eccellente stato.

Paganico, Ascrea, Colle di Tora e Catel di Tora sono i paesini che incorniciano l’acqua di un colore verde smeraldo del lago. In questi paesi è possibile acquistare tutto il necessario per trascorrere qualche giorno di carpfishing in vero relax e solitudine. Ricordo comunque che la città di Rieti dista circa mezz’ora d’auto.

Un rapido cenno alle condimeteo che ho registrato negli anni di frequentazione del lago.

Raramente sono stato investito da venti imponenti, spesso, anche in piena e torrida estate, potremo invece rimanere sorpresi da forti e rapidi rovesci temporaleschi, veramente propizi per la pesca. L’escursione termica non è delle peggiori considerando anche l’altitudine (536) ma il tasso d’umidità è molto elevato quindi, prima all’alba potremo trovarci avvolti in una fitta nebbia che impedisce una rapida individuazione dei segnalini.

Carpfishing e lago del Turano, un connubio che dura da più di un decennio. Molte pagine della pur giovane storia di questa disciplina in Italia sono state scritte per questo lago. Molti personaggi di spicco hanno calpestato queste sponde coltivando il sogno della grande cattura. Fin da quei tempi anch’io ero affascinato dalla leggenda del Turano ma debbo dire che, col trascorrere degli anni, non ho mai avuto sentore di catture ricorrenti di carpe superiori a 20 Kg.

Non v’è dubbio che ci sia una enorme presenza di alimento naturale (grossi gamberi e cozze) ma questo evidentemente non è sempre un parametro determinante per discriminare se un lago possa o meno produrre un buon numero di pesci di mole, le cause, evidentemente, andrebbero ricercate nei ceppi immessi.

Entusiasmante invece la tendenza alla crescita degli Amur che in questi 4-5 anni, hanno raggiunto pesi veramente interessanti forando di parecchio il limite dei 20kg.

 
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